Come mai si dice lento come un bradipo?

I bradipi appartengono all'ordine degli sdentati e sono famosi per la loro lentezza e pigrizia

07 gennaio 2023

Queste sue caratteristiche, lentezza e pigrizia, sono riportate anche nel suo nome che in greco antico significa: dal piede lento.

Esistono due specie differenti di bradipo:

- Il bradipo tridattile ossia con tre dita,

- il bradipo dattilo che presenta solo due dita negli arti superiori.

Le due specie spesso vivono nello stesso habitat, ossia la foresta pluviale, in Centro America e Sud America.

Il fatto che il bradipo sia così lento è di fatto una risposta evolutiva. Questa lentezza gli permette di conservare energie per i momenti di alto pericolo, come per esempio quando è esposto alla presenza di predatori come puma e giaguari che talvolta possono cercare di cacciarlo, ma che spesso non lo vedono proprio perché così lento nei movimenti.

La sua dieta contribuisce in quanto si nutre solo ed esclusivamente di foglie che non sono altamente caloriche e quindi non gli conferiscono molta energia. Chi pensa di avere un metabolismo lento sicuramente non ha mai letto troppo sui questi fantastici animali, perché la loro digestione può impiegare dai 30 ai 50 giorni, grazie a questo passano anche 20 ore al giorno dormendo. Anche la defecazione è di conseguenza molto rada, circa una volta ogni 10 giorni, e forse vi farà sorridere, ma quando il bradipo deve liberarsi del cibo digerito defecando è l'unico momento in cui il bradipo scende dall'albero.

Ma perché l'animale più lento e pigro del mondo decide di spendere circa l'8% delle sue energie solo per defecare a terra? forse gli risulta più comodo? forse lo fa per socializzare maggiormente con altri individui della stessa specie? in verità tutte queste spiegazioni sono risultate sbagliate.

Alla base di questa strana abitudine c'è un rapporto simbiotico. Il bradipo vive in simbiosi con un una specie di falena ossia Cryptoses choloepi Dyar. Con questi insetti ha stabilito una particolare tipologia di simbiosi, quella che fra tutte mi affascina di più, ossia il mutualismo: un tipo di simbiosi per cui entrambi gli individui coinvolti nella simbiosi traggono vantaggio. In particolare il bradipo trae vantaggio dall'avere queste piccole falene nella sua pelliccia perché queste arricchiscono la pelliccia del bradipo di azoto che è fondamentale per la crescita di alghe di cui il bradipo si nutre. Le alghe non solo sono parte della dieta del bradipo ma gli conferiscono un colore verdognolo, marrone e ciò fa si che il bradipo sia perfettamente mimetizzato con l'ambiente in cui vive, si tratta di un perfetto caso di camuflaje. D'altro canto la pelliccia del bradipo diventa la casa delle falene. Scendendo una volta ogni 10 giorni per defecare il bradipo permette ai suoi ospiti di deporre le uova nel terreno, un luogo caldo e ottimale per la schiusa delle uova. Una volta schiuse le uova, le piccole falene andranno in cima all'lbero alla ricerca di un ospite che può ospitarle ed ecco che inizierà il ciclo, permetteranno la crescite delle alghe di cui il bradipo si nutre e che con la loro clorofilla colorano la pelliccia del nostro mammifero.


Ho incontrato il mio primo bradipo a La Fortuna in Costa Rica in un tour guidato di tre ore insieme a una fantastica guida, Juan Carlos, che mi ha raccontato tantissime storie su questi animali. Sono rimasta piacevolmente stupita da quanto questi animali siano rispettati in questa nazione, non ci siamo imbattuti in nessun centro per turisti con strani titoli come "accarezza il bradipo".. cosa che penso sarebbe successa se avessimo avuto questi splendidi e docili animali in Italia. Juan Carlos ci ha raccontato che in questi ultimi anni, l'alto tasso di turisti sta in parte disturbando questi animali che faticano ad adattarsi a nuovi ambienti.

Ancora una volta mi sento grata di avere avuto la possibilità di ammirare i bradipi nel loro ambiente naturale, nella speranza che anche le prossime generazioni potranno avere la mia stessa fortuna, non dimentichiamoci mai di rispettare sempre tutti gli animali, perché spesso anche se sembrano essere indifferenti alla nostra presenza, l'uomo può involontariamente generare molti danni alle specie più sensibili.

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